Cantate, … cantate!
Un tempo “l’uccellagione” era uno dei pochi modi per portare sulla tavola qualcosa da mangiare e sfamare la famiglia; non gli uccelli ovviamente, che servivano vivi per i cacciatori che li usavano come richiamo.
Il sistema di cattura era formato da un impianto arboreo a forma di anello, dentro il quale venivano posizionate le reti e un prato centrale dove si ergeva una struttura a forma di torre (la rocca, da cui il nome di “roccolo”) nella quale risiedeva il roccolatore. Esso, all’arrivo degli uccelli, lanciava uno “spauracchio”, spingendo gli animali a cercare rifugio fra gli alberi dove rimanevano impigliati.
Un Tordo sassello (seselin) valeva ben 800 Lire, uno Strillozzo (fiston) 500 Lire, un Lucarino (lugarin) ne valeva 150.
Il prezzo massimo era per la Cesena (gazzanella) che arrivava a costare fino a 1.000 lire l’una; un bel guadagno per chi poteva contare solo sul recupero delle bombe inesplose e sugli uccelli da richiamo.
Sul monte Meletta c’era un roccolo che dava da mangiare a una numerosa famiglia. Il più anziano si recava di buon mattino e li rimaneva fino a tardi. Era nonno di molti nipoti che spesso lo andavano a trovare e lo aiutavano a portare a casa giù per la stuba e fino in paese i preziosi uccelli. Succedeva spesso che i ragazzini tornavano nel tardo pomeriggio quando iniziava a ombreggiare, carichi di gabbie e gabbiette, e il nonno li pregava di cantare sempre durante il loro ritorno perché gli diceva con molta convinzione che se cantavano durante il ritorno, “gli angeli li avrebbero aiutati a portare il peso” delle gabbie.
Dopo un po’ di anni, il nonno carico di anni e di storie, si trovò nel suo letto, da dove presto sarebbe partito per quel viaggio senza ritorno, e volle rivedere tutti i suoi nipoti, ora ragazzi grandi, che lo avevano aiutato anni prima nel portare quei pesi a valle.
“Nipoti miei”, disse loro, vi ricordate quando vi dicevo di cantare perché gli angeli vi avrebbero aiutato a portare le gabbie a casa?
Orbene vi devo confessare che vi ho mentito; non è vero che gli angeli portavano il vostro peso, perdonatemi, ma dato che nei paraggi vi era l’orso, ed io ero sempre molto preoccupato per il vostro rientro, vi chiedevo di cantare affinchè lui vi sentisse da lontano e si tenesse alla larga da voi.
Ora che siete tutti qui, grandi e sani, sono convinto che gli angeli non hanno portato le gabbie, ma sicuramente hanno distratto l’orso al vostro passaggio.
Racconto vero raccolto da Mery Nicolussi Rossi